Tra le immagini che rimarranno ai posteri, ci sono loro. Coperti di fango, badili in mano e con un grande sorriso sul volto nonostante la fatica. Sono i burdel de paciug, che un anno fa iniziavano ad affollare le strade e le case della Romagna rispondendo alla chiamata dei tanti che, in quel momento avevano perso tutto.
In rappresentanza di tutti loro, nei giorni scorsi è arrivato un riconoscimento nazionale per non dimenticare quell’impegno civico e di solidarietà.
Il faentino Matteo Violani, classe 2006, ha ricevuto sabato scorso la notizia del riconoscimento tra i nuovi “Alfieri della Repubblica” indicati dal presidente Sergio Mattarella. La segnalazione è arrivata per il servizio di volontariato prestato in occasione dell’alluvione che ha colpito la sua città. «Il suo impegno – si legge nella nota – costituisce un esempio di cittadinanza attiva e simboleggia la resilienza di una intera comunità». Violani ha prestato servizio con la Comunità Papa Giovanni XXIII e la Caritas diocesana, sia dando una mano sul campo, in mezzo al fango, sia coordinando diverse attività del centro operativo di emergenza allestito a San Domenico.
La notizia dell’attestato è arrivata proprio nel giorno del suo 18esimo compleanno. «Ricevere questo premio – ha commentato – è un grande regalo, una grandissima emozione, un riconoscimento di gratitudine del presidente che rappresenta la comunità del popolo italiano, per i tantissimi giovani, molti anche minorenni come ero io, che si sono spesi con tante energie e gioia per aiutare tutte le persone alluvionate». Di quei giorni di maggio ricorda «la grande forza che ha raffigurato al meglio l’animo romagnolo. È stato per certi versi come vivere in un mondo parallelo».
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito in tutto 29 attestati d’onore di Alfiere della Repubblica. Solidarietà per l’ambiente e per la cultura è il tema prevalente che ha ispirato la scelta dei giovani alfieri. Le alluvioni che hanno colpito il nostro territorio, in particolare la Romagna e la Toscana, hanno portato alla luce ancora una volta l’altruismo, la generosità e il senso di comunità di tanti giovani. Gli attestati valorizzano le azioni di volontariato, gli esempi di cittadinanza attiva, così come le storie di ragazzi che hanno saputo trasformare la passione per la scrittura o per le scienze in un “ponte” per ridurre le disuguaglianze. I casi scelti non costituiscono esempi di azioni rare, ma sono rappresentativi di comportamenti diffusi, di solidarietà spontanea: azioni e sentimenti da incoraggiare per diffondere tra i giovani quei valori che possono consentire loro di farsi costruttori di un futuro sostenibile, adulti consapevoli dell’importanza della solidarietà in un mondo attraversato da conflitti, cambiamenti climatici, crisi ambientali.
Matteo è uno dei tanti giovani volontari romagnoli, che si è messo a disposizione della comunità dopo la violenta alluvione che ha devastato la sua città e la sua regione. L’impegno e la dedizione da lui dimostrata in quei giorni difficili sono stati un esempio di cittadinanza attiva. Costituiscono una testimonianza, per fortuna tra tante, di chi ha deciso di non lasciarsi abbattere dallo sconforto ma di reagire rimboccandosi le maniche per fare la propria parte nella fase emergenziale. Nonostante la giovane età, la grinta di Matteo è stata trascinante per altri giovani e con il suo lavoro è divenuto un punto fermo per i volontari di ogni età e provenienza.
«Sicuramente, quello che ci ha spinto a partire – ha detto durante l’incontro avuto con il vescovo monsignor Mario Toso – è il voler rivedere il prima possibile la nostra città risollevata e ripulita. In un certo senso è stato anche un sentirci importanti all’interno della nostra comunità. Tutto questo ci ha spinto a dire “Andiamo”, senza titubanze». Un riconoscimento che guarda a quello che è stato fatto, ma anche al futuro. «C’è ancora tanto da fare per la ripartenza post alluvione – ha detto Matteo -. A distanza di un anno diverse famiglie sono ancora fuori casa e alcune non potranno più tornare nelle proprie abitazioni perché inagibili. Bisogna continuare a dare aiuti e a sostenere queste persone».
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