Il Ciclone Idai ha colpito il Mozambico, il Malawi e lo Zimbabwe il 14 marzo. Il bilancio delle vittime tra i tre paesi è di almeno 700, con centinaia di persone ancora disperse. La devastazione ha colpito circa 2 milioni di persone, quasi i due terzi di loro in Mozambico.
Il danno fatto dal ciclone comprende vaste aree agricole (si stima che mezzo milione di ettari di terra coltivata sia stata colpita solo in Mozambico), la città di Beira (in Mozambico) e altre zone dei paesi per un totale di circa 2 milioni di persone coinvolte.
Malgrado le squadre di soccorso si siano prontamente mobilitate per estrarre dal fango e dall’acqua le persone, ed evacuare coloro che si erano arrampicati su tetti ed alberi, ci sono voluti giorni per raggiungere alcune zone rese inaccessibili dalla grande estensione delle acque e dalle infrastrutture crollate o ostruite. Alcune zone sono, a tutt’oggi, isolate e difficilmente accessibili ai soccorsi.
Inoltre, la provincia di Buzi, inizialmente meno colpita della città limitrofa di Beira, ha visto gradualmente innalzarsi il livello delle acque nei giorni successivi al passaggio del ciclone, a causa dell’ingrossarsi del fiume Buzi, che ha straripato per la grande quantità di acqua ricevuta con il passaggio del ciclone a monte. Le agenzie internazionali stanno rafforzando i propri interventi per cercare di scongiurare l’esplodere di epidemie di colera nelle regioni colpite.
Nei tre paesi è in corso un monitoraggio stretto di varie dighe che al momento sono alla loro massima capienza e rischiano di straripare causando ulteriori allagamenti. Inoltre, i governi e le agenzie internazionali stanno predisponendo piani di intervento nel medio-lungo periodo dal momento che si stima che grossa parte degli sfollati non riuscirà a fare ritorno nelle proprie case prima di un paio di mesi. Dal momento, poi, che il ciclone ha distrutto vaste coltivazioni quando mancavano poche settimane all’inizio del raccolto, l’assistenza in beni alimentari, almeno fino alla prossima stagione, sarà cruciale per le persone colpite, così come un sostegno al ripristino delle attività produttive.
Nei diversi paesi la Chiesa e, in particolare, la Caritas locale si è mobilitata piuttosto prontamente nonostante le difficoltà. Molti sfollati hanno trovato rifugio nelle chiese e nelle strutture scolastiche cattoliche rimaste in piedi e sono state indette raccolte straordinarie a livello locale in favore della popolazione colpita. Di seguito la situazione per paese.
Mozambico: Il protocollo di coordinamento per le emergenze di Caritas Internationalis è stato attivato, con una presenza in loco dello staff internazionale a supporto di Caritas Mozambico. A Beira, è in corso la distribuzione di 1.500 teloni impermeabili a sfollati in diverse aree e di cibo a 1.640 famiglie ospitate nei centri di accoglienza intorno alla città. Inoltre Caritas Mozambico ha lanciato un piano di intervento della durata di tre mesi con l’obiettivo generale di alleviare le sofferenze della popolazione colpita dal ciclone e dalle inondazioni delle provincie di Sofala (diocesi di Beria), Manica (diocesi di Chimoi), Zambezia (diocesi di Quelimane). Gli interventi si concentreranno nell’offrire assistenza a più di 27.000 persone (5.497 famiglie) nel campo igienico-sanitario, fornendo alloggi temporanei e attraverso la distribuzione di beni non-alimentari.
In particolare il piano ha i seguenti risultati attesi:
Le attività del programma consistono nella distribuzione a ciascuna famiglia di kit igienico-sanitari, kit con utensili da cucina, e ripari di urgenza.
Il costo dell’intervento è il seguente:
*Comprendono i costi nel paese di Caritas Mozambico per coordinamento, gestione, monitoraggio, comunicazione, valutazione dei bisogni, logistica, necessari all’attuazione degli interventi in loco
Di seguito i costi unitari delle attività principali:
Zimbabwe: la Caritas nazionale partecipa agli incontri con il governo e con le altre agenzie umanitarie ed è presente in una decina di località per fornire assistenza alle persone sfollate e a coloro che hanno perso i propri beni di sostentamento. La Conferenza Episcopale dello Zimbabwe ha lanciato un appello il 22 marzo chiedendo al resto del paese solidarietà in favore delle popolazioni colpite in particolare nel settore alimentare e della ricostruzione delle scuole, per far sì che giovani e giovanissimi possano riprendere i loro cicli di studio prima possibile.
Sul piano degli interventi:
Caritas Zimbabwe sta lavorando ad un piano di intervento organico da proporre alla rete Caritas Internazionale.
Malawi: Caritas Malawi (CADECOM) ha dirottato parte delle riserve di beni alimentari inizialmente destinate alle comunità colpite da una crisi alimentare alla fine del 2018 nei distretti di Rumphi e Dowa alle comunità colpite dal ciclone nelle due province di Phalombe e Nsaje. I magazzini saranno tuttavia prontamente riforniti e le comunità colpite dalla precedente emergenza non subiranno conseguenze poiché le derrate alimentari per il periodo invernale sono state già spedite a tutte le diocesi coinvolte nel piano di interventi.
Il piano di Caritas Malawi è volto a portare assistenza a circa 22.000 persone per la distribuzione di 4.000 pacchi di aiuti alimentari e un supporto nutrizionale con cibo ad alto contenuto nutritivo a 4.000 persone tra bambini con meno di due anni e madri in allattamento che rischiano conseguenze gravi a causa della malnutrizione.
– Caritas Italiana è dall’inizio dell’emergenza in costante contatto con le Caritas locali e Caritas Internationalis nonché con alcune congregazioni religiose in Mozambico e Malawi.
– Il 19 marzo 2019 è stato lanciato un appello per una raccolta fondi tramite i consueti canali di Caritas Italiana con causale: “Alluvioni Africa australe”.
– Il 26 marzo 2019 la Conferenza Episcopale Italiana ha stanziato 1 milione di euro per la popolazione colpita dal Ciclone in Mozambico, Zimbabwe e Malawi da impiegare tramite Caritas Italiana.
– Grazie a tali disponibilità, un primo stanziamento è stato effettuato per il sostegno al piano di intervento di Caritas Mozambico e si è in contatto con Caritas Malawi e Caritas Zimbabwe per sostenere le azioni in atto in questi paesi. Inoltre si stanno ricevendo alcune richieste di aiuto da parte di congregazioni religiose attive nell’assistenza alle popolazioni colpite che verranno considerate in coordinamento con l’azione delle Caritas locali.
– Per le comunità diocesane italiane la forma di aiuto possibile al momento è la colletta in denaro destinata alle vittime del ciclone. Non è richiesto l’invio di beni materiali dall’Italia e vanno scoraggiate iniziative di raccolta di questo tipo. La fase di ricostruzione e riabilitazione richiederà uno sforzo significativo e dunque è importante orientare la solidarietà delle comunità in questa direzione e non solo nell’aiuto d’urgenza.
– Ogni eventuale richiesta o intervento di aiuto da parte delle Caritas diocesane è importante sia segnalata e coordinato con Caritas Italiana.
– Le informazioni riguardo le aree colpite stanno gradualmente diventando più regolari e precise. Tuttavia, si chiede, qualora giungano aggiornamenti da realtà in loco, di condividerle con l’Ufficio Africa di Caritas Italiana.
– Al momento non viene richiesto l’invio sul posto di personale espatriato né specializzato, né di volontariato generico. Disponibilità in tal senso vanno gestite opportunamente illustrando le difficoltà e le esigenze reali.
– Sul sito di Caritas Italiana sono disponibili i comunicati stampa, gli aggiornamenti e gli interventi in atto man mano che vengono definiti.
(Clicca QUI per le foto. )
– E’ disponibile ulteriore documentazione in lingua inglese che può essere richiesta a Caritas Italiana – Ufficio Africa
Per ulteriori informazioni e coordinamento contattare Ufficio Africa di Caritas Italiana tel. 0666177268/247 africa@caritas.it
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